Wada sostiene la regolarità delle analisi condotte su Alex Schwazer. Durante l'udienza in tribunale a Bolzano il legale dell'associazione mondiale antidoping ha infatti presentato un referto che risale al 2016, mai mostrato in precedenza, che contesta la perizia del comandante dei Ris di Parma, Giampietro Lago. Un documento che evidenzia forti anomalie nelle provette sui cui furono effettuati i controlli da cui successivamente scaturì la positività al doping dell'atleta altoatesino, la seconda dopo quella riscontrata alla vigilia dei Giochi olimpici di Londra nel 2012, che gli valsero la partecipazione alle Olimpiadi di Rio. La difesa del marciatore azzurro ha duramente contestato il documento, poiché presentato in una fase avanzata del procedimento. Nella perizia del Ris si afferma che la quantità di Dna nelle urine diminuisce molto nel tempo, mentre in quelle di Schwazer ce n'è "troppo", anche due anni dopo il controllo. Una tesi contestata in aula dal legale della Wada. La decisione, ora è in mano al gip.
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