Lo hanno licenziato per “rappresaglia”, accusandolo ingiustamente di avere minacciato un proprio superiore con il coltello. Era tutto falso e adesso l’azienda, una cooperativa campana che fornisce manodopera ad una ditta del comparto carni che opera in Trentino, dovrà reintegrare il lavoratore. E’ quanto ha stabilito il giudice Giorgio Flaim, del Tribunale di Trento, condannando per licenziamento “ritorsivo e discriminatorio” la società. Il giudice ha anche accertato che l’azienda ha messo in atto questa falsa accusa e il conseguente licenziamento per punire il lavoratore, colpevole dal loro punto di vista di essersi rivolto al sindacato, denunciando pagamenti mancanti, ferie e permessi non goduti. “Questo processo ha permesso di alzare il velo in un settore dove si nascondono ampie sacche di sfruttamento e situazioni di irregolarità" commenta la segretaria generale di categoria, Elisa Cattani. “Contro gli episodi di sfruttamento e illegalità serve più prevenzione e più controlli. - A dirlo il segretario generale della Cgil del Trentino Andrea Grosselli. - La Giunta vada oltre le dichiarazioni di circostanza e potenzi Servizio Lavoro e Agenzia del lavoro per favorire l’emersione di queste situazioni e l’occupazione sana"
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