Per tre anni ha mappato la realtà italiana delle piattaforme di e-commerce di cibo per capirne le dinamiche, ha approfondito le pratiche quotidiane di chi fa la spesa attraverso canali alternativi alla grande distribuzione (Gdo), come i gruppi di acquisto solidale (Gas), ha analizzato il profilo di consumatori e consumatrici digitali. Protagonista di questa indagini un team del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento. Il progetto - spiegano le ricercatrici - suggerisce che le innovazioni sociali e tecnologiche nel consumo alimentare favoriscono l’accesso al “cibo buono”: gustoso, nutriente, stagionale, biologico o naturale, rispettoso del lavoro e che favorisce una riconnessione tra consumatori, territorio e produttori. Soprattutto nelle città dove l’approvvigionamento alimentare è dominato dalla Gdo, le innovazioni costituiscono “food hub” importanti per promuovere diete sostenibili e pratiche alimentari più attente. Rimangono però delle sfide all’approvvigionamento alternativo. Sul piano pratico, non sempre i consumatori riescono a far coincidere i tempi e gli spazi della spesa in piattaforma con l’organizzazione della propria quotidianità. Inoltre, spesso rimane una pratica di nicchia e a cui si avvicinano maggiormente persone di classe media. I principali risultati dello studio verranno presentati online sulla piattaforma zoom sabato 22 maggio, dalle 10.30 alle 13.
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